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2006: presentazione libro IL mistero della vecchia chiesa abbandonata

I ragazzi delle scuole medie di Cassago ascoltano la presentazione del libro del prof. Alzati

Presentazione del libro alle scuole medie di Cassago

 

Il mistero della vecchia chiesa abbandonata di Gianluca Alzati

Tracce di Bildungsroman

 

 

Alla Biblioteca di Cassago è avvenuta la presentazione ufficiale del primo romanzo per ragazzi pubblicato dal prof. Gianluca Alzati a cura della Associazione S. Agostino. Il volume è stato successivamente riproposto all'attenzione del pubblico e dei lettori con grande successo presso le scuole di Cassago, Barzanò, Costamasnaga, Renate con Veduggio e in altre occasioni in Biblioteche e librerie della Brianza.

 

 

 

Presentazione del romanzo ad opera della dott. sa Gloria Camesasca

 

Molti sono gli spunti di analisi e di approfondimento offerti dal romanzo di Alzati: il resoconto di alcuni aspetti di storia locale, uno spaccato della Brianza alla vigilia del 25 aprile 1945, l'avventura di tre ragazzi intraprendenti.

Ma in questo romanzo non mancano anche alcune spie che permettono di ascriverlo al genere del Bildungsroman. [1]

In primo luogo si deve focalizzare l'attenzione sui personaggi principali del romanzo di Alzati: Marco, un ragazzino che ha quasi tredici anni, e suo nonno Samuele Goldsmith. Dunque l'attenzione dell'autore è rivolta a quelle che sono le età estreme della vita: i giovani, rappresentati da Marco e dai suoi inseparabili amici, Matteo e Sandro; e i vecchi, cioè nonno Samuele. Questa attenzione verso i periodi estremi dell'esistenza non è casuale, ma è propria di moltissimi romanzi del Novecento. Infatti il XX secolo in letteratura non mira più all'esaltazione dell'eroe classico, ma estende la propria indagine o ai ragazzini che devono ancora formarsi e diventare uomini, oppure a coloro che ormai hanno vissuto la loro vita, o per usare un'espressione sveviana, quelli che stanno ormai vivendo il tempo ultimo [2].

Seguendo le peripezie di giovani ragazzi, che cercano di entrare nel mondo degli adulti, l'autore si inserisce a pieno titolo nel filone romanzesco del Bildungsroman.

Marco, Matteo e Sandro vogliono, infatti, entrare nella compagnia dei "Lupi neri", dei giovani più grandi di loro, che viaggiano su delle sfreccianti moto e sono particolarmente apprezzati dalle ragazze. Per riuscire ad essere tenuti in considerazione da loro, devono però superare una difficile prova: introdursi di notte nella vecchia chiesa abbandonata di San Gervaso. Solo riportando un osso, prelevato dalla cripta di tale chiesa, potranno finalmente essere considerati non più come dei bambini fifoni, ma come delle persone adulte e rispettate.

Il romanzo di Alzati ci offre un interessante spaccato della vita di questi tre giovanissimi amici, delle loro aspirazioni e dei loro progetti. Per questo motivo, richiama strettamente Il garofano rosso di Vittorini [3]. Infatti Marco si innamora di Laura, che definisce la sua "quasi fidanzata", come Alessio si invaghisce di Giovanna, che lui ama chiamare "Diana".

Il luogo di ritrovo dove i tre giovani amici elaborano il loro piano d'azione è il parchetto situato in piazza; invece il luogo dove Alessio e il suo amico Tarquinio Masseo sono soliti ritrovarsi a discutere e quasi a "cospirare" è un posto che loro sono soliti chiamare "la cava", che in realtà è la bottega di un fabbro-tipografo [4]. Ma "la cava" indica più che un luogo in particolare, proprio quella complicità che si viene a creare tra gli amici, ed è proprio lo stesso spirito che si ritrova anche tra Marco, Matteo e Sandro nel romanzo di Alzati. Inclinazione d'animo propria di un'età in cui è ancora lecito sognare l'ingresso nel mondo degli adulti e la propria vita futura.

Il protagonista del romanzo di Alzati, Marco è innamorato di Laura e prima che lei parta abbandonando il paese per andare a rifugiarsi con la sua famiglia in un luogo più sicuro, fa di tutto per andare da lei a salutarla. In quell'occasione le consegna anche un pegno del suo amore e della sua amicizia: una piccola statuetta in legno realizzata da lui. In questo gesto si avverte una sorta di capovolgimento del modello: infatti nel romanzo di Vittorini è Giovanna che dona ad Alessio un garofano rosso, come pegno della loro tenera amicizia [5]

Il romanzo di Alzati è ambientato in un periodo storico particolarmente difficile: siamo infatti alla vigilia del 25 aprile e Marco e i suoi amici vengono a contatto sia con la realtà fascista e tedesca, che con i partigiani. I "Lupi neri", infatti non sono altro che un gruppo di giovani fascisti, e quando i tre ragazzi lo scopriranno non vorranno più entrare nella loro combriccola. Ma recandosi nella chiesa di San Gervaso i tre giovani scopriranno anche quale mistero nasconde. Nella cripta si trovano, infatti, cinque partigiani: Tom, Zitto, Ulisse, Falco, Grigio, che preparano azioni di disturbo per le truppe fasciste e tedesche che sono stanziate nella loro zona.

Dopo l'irruzione delle truppe fasciste in casa di Marco e il rapimento di nonno Samuele, il giovane protagonista del romanzo di Alzati si rifugia prima da Don Francesco, parroco del paese che aiutava i partigiani e poi si trasferirà anche lui nella cripta della chiesa di San Gervaso.

L'esperienza di Marco che vive a stretto contatto con i partigiani ricorda quella, per certi aspetti analoga, vissuta da Agnese, la protagonista del romanzo L'Agnese va a morire di Renata Viganò [6].

Basti pensare all'episodio in cui Marco prende la pistola che Falco tiene nascosta sotto la coperta, ma non è capace di usarla, perché lui non è abituato a quel genere di cose. Questo momento richiama da vicino il romanzo di Renata Viganò: quando Agnese entra in casa e vede il soldato tedesco che le aveva ucciso la gatta, che ora sta dormendo, pensa subito di ucciderlo. All'inizio scambia il mitra di Kurt appoggiato sulla madia, proprio con la sua gatta, ma poi lo prende in mano e vorrebbe usarlo per farsi giustizia da sola contro quel tedesco, ma lei è una semplice donna del popolo che non è avvezza ad usare armi e quindi non sa come si fa a caricarlo. Ad un certo punto decide di usare il mitra per uccidere il soldato a modo suo, e lo scaglia sulla testa di Kurt. Questo gesto viene compiuto da Agnese con tanta forza, proprio come quella che lei usava quando doveva sbattere sull'asse del lavatoio i pesanti lenzuoli matrimoniali carichi d'acqua [7].

Viganò nel momento culminante della scena fa ricorso ad una metafora che è legata non tanto al mondo partigiano, ma alla realtà quotidiana di Agnese, che di mestiere faceva la lavandaia.

Si può dire che lo stesso procedimento venga utilizzato anche da Alzati nel suo romanzo. Infatti dopo questo primo approccio di Marco con le armi, nel quale il ragazzino non deve ricorrere al loro utilizzo, poiché scoprirà presto che i rumori che sentiva provenire dalla parte alta della chiesa erano dovuti ai suoi due amici, Matteo e Sandro che venivano a cercarlo, farà seguito un secondo approccio.

In quel caso la situazione sarà ben più tragica, poiché al termine del romanzo, usciti tutti i partigiani fuori dalla chiesa, si trovano circondati dalle truppe tedesche. Lì avviene lo scambio di ostaggi: i tedeschi lasceranno andare Don Francesco e i partigiani lasceranno libero il dottor Mariani. Ma le cose non vanno proprio per il verso giusto e i tedeschi lanciano una bomba a mano verso i partigiani. Se la bomba dovesse cadere a terra, morirebbero tutti quanti. Ma ecco che Marco che tutti chiamavano "saponetta" perché faceva il portiere in una squadra di calcio e non aveva propriamente un'ottima presa, decide di tentare il tutto per tutto e si getta verso la bomba, cercando di afferrarla al volo. Il nostro giovane eroe riesce a compiere l'impresa e afferra la bomba, prima che questa tocchi terra e la rilancia verso i nemici, ferendo un tedesco.

Marco interviene eroicamente nella situazione, proprio come aveva fatto Agnese, compiendo un gesto a lui familiare, come quello di parare un pallone.

Questo è il momento culminante del romanzo di Alzati, in cui viene sancito il riscatto di Marco.

Infatti all'inizio era stato lui e i suoi amici, anche se involontariamente a procurare una serie di guai ai partigiani. Se Marco, Matteo e Sandro non si fossero introdotti nella vecchia chiesa di San Gervaso, nessuno avrebbe scoperto il mistero che nascondeva.

Lo stesso era avvenuto anche ad Agnese, se lei non avesse ucciso il tedesco Kurt, non solo non le avrebbero incendiato la casa, e non avrebbero fatto una rappresaglia in paese, ma soprattutto i partigiani non avrebbero dovuto abbandonare in fretta e furia il luogo dove si erano stabiliti.

Dopo essere andati a vivere con i partigiani sia Agnese che Marco, in modi diversi riusciranno a farsi perdonare, rendendosi utili agli altri compagni d'avventura.

Agnese svolgendo varie faccende domestiche e diventando la "mamma" di tutti quei giovani partigiani; Marco, invece all'inizio, deve svolgere anche lui, su ordine di Falco, dei lavoretti, come scopare il pavimento della cripta. Falco in un primo momento giudica negativamente il ragazzino e gli dice spesso: "Ti dovrai abituare alle armi fiorellino, qui o si uccide o si viene uccisi [8]". Ebbene nel finale Marco riesce a guadagnare la fiducia non solo di tutti gli altri compagni d'avventura, ma anche quella di Falco. Marco ha compiuto un gesto eroico, che ha salvato la vita di tutti gli altri. Ora il giovane eroe ha ultimato le prime tappe del suo cammino di formazione, e questo lo ha portato non ad essere considerato uno dei "Lupi neri" come aveva auspicato all'inizio del romanzo, ma ad entrare a far parte dei partigiani, e ad essere considerato coraggioso come loro.

In questa breve analisi sono stati chiamati in causa soprattutto due romanzi: Il garofano rosso  e L'Agnese va a morire. A questo punto potremmo dire che il romanzo di Alzati fonde magistralmente alcuni elementi propri dell'uno e dell'altro romanzo: si tratta di un'opera che pur mostrando la durezza della vita partigiana e dei conflitti tra fascisti e antifascisti, sa mantenere anche tutta la freschezza delle storie che riguardano giovani ragazzi impegnati a crescere nel cammino della vita.

 

Gloria Camesasca

 

 

 

[1] Sugli sviluppi del Bildungsroman è possibile consultare: F. Moretti, Il romanzo di formazione, Torino, Einaudi, 1999 e R. Selbmann, Der Deutsche Bildungsroman, Stuttgart, Metzler, 1984.

[2] A questo proposito è possibile consultare: M. Heyer Caput, Infanzia e vecchiaia: dimensioni privilegiate della letteratura del "raccoglimento" nell'ultimo Svevo, in «Yearbook of Italian Studies», IX (1991), pp. 44-63.

[3] E.  Vittorini, Il garofano rosso, Milano, Mondadori, 1970.

[4] E.  Vittorini, Il garofano rosso, Milano, Mondadori, 1970, pp. 46-48.

[5] E.  Vittorini, Il garofano rosso, Milano, Mondadori, 1970, p. 33.

[6] Viganò, L'Agnese va a morire, Torino, Einaudi, 1974. 

[7] R. Viganò L'Agnese va a morire, Torino, Einaudi, 1974, pp. 57-58.

[8] G. Alzati, Il mistero della vecchia chiesa abbandonata, Lecco, Emmepi Editoriale, 2006, p. 65.